Psicologia
Donna
Dott.ssa Mariacandida Mazzilli
SEMPRE ONLINE, SEMPRE CONNESSI... E LA SERENITA'?

La diffusione dei moderni strumenti tecnologici di comunicazione (telefonino, email,
computer portatili) ha modificato sostanzialmente la percezione del tempo e dello spazio
di lavoro.
E' indebolito il concetto stesso di "orario di lavoro" (inizio, pausa, fine) essendo spesso
possibile completare un lavoro da casa, magari in orari inconsueti. E non si tratta sempre
di un'imposizione da parte di un superiore che, più o meno scorrettamente, approfitta della
situazione imponendo lavoro "extra ufficio", spesso è una scelta del lavoratore stesso
che, interpretando la cosa come una forma di "elasticità" o di libertà di organizzarsi, lascia
che il lavoro invada il tempo e lo spazio del privato. Diventa quindi molto labile il confine
tra quella presunta libertà e una effettiva schiavitù.
Il fenomeno è ancora più complesso nei casi (frequenti) in cui il lavoro non viene
completato in ufficio perché una fetta importante del tempo è impiegata in utilizzi non
produttivi degli stessi strumenti di comunicazione: controllare il social network preferito
ogni cinque minuti, restare in collegamento con amici tramite programmi di "instant
messaging", chiacchierare in chat, o semplicemente navigare in rete. In tutti questi casi la
tecnologia rappresenta allo stesso momento sia una causa di distrazione e di perdita di
tempo (con relativi danni economici importanti per l'azienda, a causa della conseguente
diminuzione di produttività del lavoratore), sia la soluzione più ovvia al problema (il lavoro
lo completo sul pc di casa e lo invio tramite mail), in un perverso meccanismo che genera
confusione. L'insorgere di una vera e propria dipendenza è favorita da un elemento
caratteristico della comunicazione di oggi: la riduzione dell'attesa. Si tratta di un fattore
che normalmente è considerato positivamente, dato che ridurre i tempi morti significa
maggiore efficienza e migliore produttività (e ciò è senz'altro vero quando istantaneamente
si ottiene una risposta via mail o si invia un documento importante). Il problema nasce
quando l'esigenza di eliminare le attese si trasforma in vera e propria incapacità di
riflessione autonoma, di valutazione calma e serena, sopraffatti dall'enorme quantità di
informazioni disponibili in ogni istante, fino all'atteggiamento "compulsivo" di cliccare e
leggere tutto in una sorta di bulimia informatica, senza più capacità critica e senza riuscire
a distinguere tra cose inutili e cose realmente importanti, portando avanti
contemporaneamente mille attività, ormai irrimediabilmente dipendenti dal mezzo
tecnologico. Come per tutte le dipendenze la "spia" del pericolo deve accendersi quando
vengono compromesse l'efficienza sul lavoro e le normali attività sociali, in famiglia e nelle
relazioni. Ed è frequente l'insorgenza di disturbi come ansia, difficoltà nella
concentrazione, incapacità di fermarsi e rilassarsi.
La "reperibilità" ad ogni ora del giorno era un tempo prerogativa di alcuni professionisti,
giustificata dalla particolare delicatezza delle funzioni svolte (medici, forze dell'ordine,
etc.). Oggi questa reperibilità totale è estesa di fatto ad ogni attività lavorativa, proprio
grazie agli strumenti moderni di comunicazione, primo fra tutti il telefono cellulare. La
telefonata di lavoro in orari poco consoni diventa quindi una pratica (sgradevole) sempre
più diffusa, come se la facilità di comunicare riuscisse a scalfire e indebolire le buone
norme di comportamento, di rispetto della privacy e degli spazi riservati alla famiglia, al
privato, al relax. Questa invasione del lavoro, pur virtuale, determina conseguenze
spiacevoli sul piano personale e dei rapporti: la telefonata del collega durante una cena
romantica, o la passeggiata con i figli al parco, o anche semplicemente mentre si sta in
poltrona a leggere un libro, genera malumori e nervosismo, si ripropone l'idea del "fare più
cose contemporaneamente" con il risultato probabile di "fare più cose, male". Non
proteggere i confini, il proprio spazio, genera stress, insofferenza delle persone care
rispetto al proprio lavoro. E' inoltre un messaggio diseducativo quando ci sono dei figli,
perché passa l'idea che non c'è un limite né una regola.
Imporsi semplici norme comportamentali può aiutare, ad esempio sforzarsi di spegnere il
telefono negli orari dedicati alla sfera privata, magari utilizzando un numero e un cellulare
dedicato esclusivamente al lavoro. La "compulsione" (ad esempio il bisogno di controllare
frequentemente se è arrivata quella certa mail, rovinando così i momenti di relax) va
contrastata innanzitutto prendendone coscienza: solo una volta acquisita la
consapevolezza che esiste il problema sarà possibile elaborare strategie personali che
contrastino quell'impulso irrefrenabile di compiere gesti automatici come accendere il
computer appena tornati a casa. Se la situazione generata dalla dipendenza rende
complicata la vita nel quotidiano, compromettendo rapporti e serenità, può essere
necessario avvalersi dell'aiuto di uno psicoterapeuta.


Dott.ssa Mariacandida Mazzilli