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ESSERE PETTEGOLA |
Da cosa nasce l'esigenza di parlare degli altri? Il pettegolezzo è un "chiacchierare" intorno alla vita privata altrui, una sorta di voyeurismo verbale incentrato su questioni intime riguardanti qualcuno che si conosce. L'intento è quasi sempre quello di esprimere giudizi o critiche. Chi "sparla" cerca di emergere e, malignando, implicitamente parla bene di sé e dell'interlocutore di quel momento, tentando di conquistarne la fiducia. Si forma così una aggregazione, uno "stare con", nasce un contatto speciale. Nell'immaginario degli interlocutori, si crea un legame forte che potrebbe però rivelarsi privo di solide fondamenta qualora si basasse esclusivamente su questo scambio di confidenze private. L'impulso a parlare male può essere determinato anche da sentimenti come il rancore, l'invidia, l'aggressività soffocata. E' più facile chiacchierare di una propria collega che è riuscita a realizzarsi nel lavoro invece di dedicare un po' di tempo ad ascoltare se stessi e a cercare di migliorare la propria situazione. A volte malignare rappresenta una confusione tra sé e la persona oggetto del pettegolezzo, in una sorta di proiezione di quegli aspetti del proprio modo di essere, non totalmente riconosciuti, che si preferisce tenere a distanza. Possiamo addossare all'altro ciò che invece appartiene a noi stessi: una persona con i nostri stessi limiti ci interessa, dedichiamo più tempo ad osservarla, riusciamo immediatamente a capirla e nasce così, paradossalmente, un accanimento feroce contro quei limiti. Dedicare gran parte del tempo a parlare male degli altri può significare allontanarsi da sé, dalle proprie passioni, come se la curiosità per la propria persona fosse poco viva o addirittura inesistente. E la difficoltà a parlare di sé e del proprio mondo è spesso la spia di una scarsa fiducia nelle proprie capacità. Si tratta solo di una cosa negativa, oppure la curiosità può essere vista anche in senso più positivo? Spettegolare può essere anche un divertimento! Vissuto ogni tanto potrebbe alimentare la complicità tra le persone e rappresentare una modalità giocosa per conoscersi in maniera più approfondita. Considerato in questa ottica, il malignare può divenire anche uno strumento di integrazione e interazione sociale, contribuendo alla formazione di legami. Una conversazione scaturita da un pettegolezzo, permette anche di valutare le reazioni e i commenti degli altri, confrontandoli con i propri. Quali consigli per essere meno pettegola? Chi vive troppo di pettegolezzi congela i propri pensieri e li sostituisce con pregiudizi e stereotipi. Tende a dare credito a qualsiasi cosa sembri confermare tali pregiudizi, restandosene così al riparo dalle novità e dal cambiamento. Le conversazioni e i contenuti dei discorsi rimangono su un piano superficiale e la comunicazione resta arida, priva di affettività e di significato. E' necessario cercare di comprendere le emozioni, i sentimenti che si nascondono dietro un pettegolezzo, mantenere un ascolto attivo con se stessi e domandarsi cosa significa realmente quel senso di eccitazione provata "spettegolando". Coltivare i propri interessi, dedicarsi con passione alle proprie attività, aiuta a trovare un punto di riferimento all'interno di sé e non all'esterno. L'impulso a "parlare male" è un istinto e può capitare che, durante una conversazione, non ci si renda conto del perché ci si stia dedicando così appassionatamente a quella maldicenza. Occorre fermarsi a riflettere prima di lasciarsi andare a confidenze speciali o maldicenze e interrogarsi sul perché si sta desiderando così fortemente la complicità di quell'interlocutore, scelto come "contenitore" di debolezze. Ritrovandosi invece nel ruolo di colui che ascolta il pettegolezzo, conviene non dare valore, sdrammatizzare, deviando il discorso su altri argomenti. |
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Dott.ssa Mariacandida Mazzilli |
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