Psicologia
Donna
Dott.ssa Mariacandida Mazzilli
Dott.ssa Mariacandida Mazzilli
PADRE E FIGLIA

Si parla spesso (molto spesso senza sapere bene di cosa si parla) del 'complesso di Edipo' e cioè del
rapporto tra un figlio maschio e la madre. Meno si parla del rapporto tra una ragazza e il padre. Può
aiutarci a capire che tipo di rapporto si instaura, solitamente, tra una ragazza e il padre?

Sia il bambino che la bambina fino ai tre anni circa sviluppano un principale attaccamento alla figura
materna. Per la teoria psicoanalitica il "complesso di Elettra" è una fase successiva in cui la bambina,
pur legata ancora alla madre, orienta la sua attrazione verso la figura paterna (in termini tecnici si parla
di "inconscio desiderio di avere un figlio dal padre). E' in questo momento che nascono per la
bambina sensi di colpa legati al desiderio di avere il padre tutto per sé e alla conseguente necessità di
prendere le distanze (separarsi) da una madre dalla quale ancora dipende. E' una fase in cui è
importante che il padre accolga con affetto e comprensione le richieste di esclusività della figlia:
dall'incontro fatto di rispetto, di aspetti ludici, di tenerezza, nasce nella bambina l'idea che il padre sia
una specie di principe azzurro, una figura idealizzata, un eroe buono, dal quale rifugiarsi in cerca di
una guida. Autostima, rispetto per se stessa, senso di sé e dei propri valori sono condizionati, per la
figlia, proprio dalla natura di questo incontro con il primo uomo importante nella vita. La "diversità"
(fisica, caratteriale, di ruolo) del padre rispetto alla madre e alla figlia stessa, le restituisce
profondamente il senso dell'unicità e dell'individualità. Una funzione fondamentale del padre è
sostenere la figlia nel passaggio dal mondo protettivo materno e familiare ai conflitti e alle difficoltà del
mondo esterno. Può succedere invece che il padre non accolga empaticamente questo concentrarsi
dell'attenzione della bambina su di lui: l'amore della figlia lo gratifica perché gli garantisce il potere su
di lei, ma non è in grado di comprendere i suoi reali bisogni né quella necessità di vivere l'esclusività
del rapporto. Minimizzare o addirittura fare finta che non esistano tali bisogni induce la bambina a
sentirsi rifiutata e sminuita proprio come persona. Frustrata da questa ferita, la figlia torna a rifugiarsi
nel rapporto con la mamma, ma in questa fase può maturare un processo di svalutazione del modello
materno che in alcune si tramuterà in un rifiuto della propria femminilità e in una continua ricerca della
stima e dell'apprezzamento da parte del padre. E allora queste donne cercheranno di identificarsi con
lui, di adottare i suoi stessi comportamenti e i suoi stessi valori: un progetto faticoso e difficile, che
costringe alla rinuncia di aspetti autentici della propria femminilità, che svaluta la persona e trascina
con sé vissuti di profonda inadeguatezza.



Capita spesso di individuare nel partner di una ragazza, o di una donna, tratti caratteriali e a volte
somatici, che ricordano molto quelli del padre (della ragazza in questione). È facile in questi casi,
anche per il profano, dire che ha cercato una copia del padre come partner. Può in certi casi essere
così? E se sì perché? Cosa si cerca di realizzare, ottenere, trovando un partner che ricordi la figura
paterna?


Una figlia ferita dal suo rapporto col padre potrà tendere a ricercare "surrogati" paterni. Il padre è la
prima figura maschile nella vita della bimba e la modalità di interazione con questa figura influenzerà
inevitabilmente il suo modo di mettersi in relazione con gli uomini da adulta. Un padre che per sue
colpe non è stato in grado di provvedere alla tranquillità economica della famiglia, un padre che
beveva o giocava d'azzardo, origina vergogna nella figlia che tenderà a compensare le carenze
paterne cercando di conseguire il successo al suo posto. Un padre assente o troppo indulgente, non
riesce a trasmettere alla figlia un giusto senso dei limiti, dei valori e dell'autorità. Ci sono poi i padri
"romantici", eterni fanciulli che difettano di concretezza ed evitano conflitti e responsabilità, che
costruiscono la loro vita intorno ad ideali spirituali, soggetti creativi ma poco pazienti, che si
trasformano in figli per le loro mogli e affascinano le figlie con i loro atteggiamenti: la mancanza di
"autorità" di questi padri trasmette alle figlie insicurezza e scarsa fiducia in sé, ansia e fragilità.
Eppure la figlia può restare innamorata di quella immagine romantica del padre al punto da ricercare
un compagno, al quale attribuire valori spesso inesistenti e frutto della propria immaginazione.
Queste donne costruiranno probabilmente rapporti di dipendenza e frustranti, andando prima o poi
incontro ad una inevitabile delusione. All'opposto si collocano quei padri rigidi e autoritari, la cui
educazione è imperniata su concetti quali dovere, obbedienza e razionalità, padri che allontanano e
deridono tutto ciò che è spontaneo, creativo, sentimentale. Si aspettano il successo delle figlie,
l'aderenza alle regole sociali e tradizionali, leggono con disprezzo ogni segno di debolezza e
diversità e castigano duramente eventuali comportamenti disubbidienti. Alcune tentano di ribellarsi
ma per lo più rimangono imprigionate nella gabbia paterna e vivono costantemente in guerra con lui.
Sono donne con pesanti corazze addosso che le difendono dalla paura di essere abbandonate e che
nascondono la loro volubilità e insicurezza, donne ben orientate nel mondo lavorativo, efficienti,
competitive, che trascurano i lati più spontanei e creativi della personalità. Rigidità e intransigenza
paterne spingeranno queste figlie ad essere altrettanto severe con se stesse e con gli altri, a livello
cosciente crederanno forse di essere alla ricerca di un uomo totalmente diverso (creativo, non
convenzionale, spontaneo e sensibile), ma troppo spesso il partner scelto rivela prima o poi
inaspettate somiglianze col padre. Altre si sottomettono al volere del "padre autoritario" e difficilmente
saranno in grado di sottrarsi al condizionamento e a fare delle scelte di vita autentiche. Il rapporto con
l'uomo sarà anche in questo caso difficile e sofferto: queste donne si legheranno probabilmente ad
un partner altrettanto rigido e si trasformeranno proprio nel prototipo di donna che lui si aspetta,
cercando di resistere recitando la parte della vittima innocente, debole e passiva.

Può il ricordo della figura paterna interferire anche negativamente nell'equilibrio della coppia? Vi è
cioè il rischio che una ragazza attribuisca anche altre caratteristiche - negative - della figura paterna al
proprio partner anche se questo non le ha effettivamente? Un rapporto difficile col proprio padre può
essere "recuperato"?

Molte donne rimuovono il dolore lasciato dalla ferita paterna. Sono donne rabbiose ma la loro non è
rabbia costruttiva, che va fino in fondo, quanto piuttosto un'implosione che immobilizza il loro vero
essere e la loro creatività. Molte donne hanno paura di esprimere rabbia in maniera sana, lo giudicano
pericoloso e l'emozione si sposta su altre valvole di sfogo, per esempio sul corpo: mangiare
eccessivamente, ricorrenti mal di testa o di schiena, costante sensazione di stanchezza. Si può vivere
la rabbia anche ricercando continuamente la seduzione dell'uomo, oppure provocando l'ira altrui,
facendo in modo che sia l'altra persona a manifestare la rabbia al nostro posto. Un rigido senso del
dovere sul lavoro o nelle faccende domestiche, o un costante atteggiamento vittimista, da martire,
possono nascondere una rabbia furiosa. Molte donne si mostrano amabili verso gli altri, dedicano
intere giornate alla cura del prossimo, annullando i propri impegni, modificando orari e comprimendo
sistematicamente ai propri bisogni. Sono donne che ad un certo punto si consumano, perdono vigore
e, rinunciando ad un contatto profondo con sé, vivono come se fossero sedate. Se il rapporto con il
proprio padre è stato caratterizzato da un forte risentimento, è facile che questo si manifesti anche
con il proprio partner. Ci sono donne che criticano e sviliscono il proprio compagno
aprioristicamente, annientando qualsiasi forma di vicinanza con lui: sono donne stordite dal senso di
delusione ed abbandono della figura paterna, inconsapevoli della propria rabbia, che inibiscono
tenerezza e attitudine all'intimità. Imparare ad entrare in contatto con la propria rabbia e riconoscerla,
potrebbe aiutare queste donne ad accettare le proprie emozioni, anche le più forti, la propria emotività
e anche ad esprimere più liberamente la propria sessualità. E' importante prendere energia dalla
propria ira, accostarsi al suo lato meno distruttivo per non rimanerne dominate: ci vuole molta
pazienza e soprattutto aspettare che i tempi siano maturi. E' fondamentale imparare a distinguere
l'antica rabbia derivante dal rapporto con il proprio padre dall'ira del momento, collegata a situazioni
contingenti. La figlia ferita potrebbe avere l'opportunità di liberare e trasformare la propria rabbia,
accogliere la propria creatività, ponendo finalmente fine a quei rancori con il padre e, perché no,
provare a investire su un rapporto d'amore basato sul rispetto e sulla fiducia reciproca.