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Psicologia |
Donna |
Dott.ssa Mariacandida Mazzilli |
L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL'ESSERE (SE STESSI) Tempo fa, in un ristorante, sedevo a poca distanza da due tavoli: al primo c'erano due uomini sulla quarantina, al secondo due donne più o meno coetanee. Gli uomini, in giacca e cravatta, erano probabilmente in pausa pranzo e parlavano di problemi lavorativi. I due tavoli sono stati serviti più o meno contemporaneamente anche perché le ordinazioni erano molto simili, ma l'approccio al pasto delle due coppie è stato completamente diverso. Le due donne sembravano gradire le pietanze, si complimentavano col cuoco per i primi, per poi gustare i secondi. Gli uomini non hanno smesso un attimo di discutere di lavoro, gli stessi spaghetti tanto apprezzati all'altro tavolo qui restavano a raffreddarsi nel piatto: evidentemente i due non gradivano la cucina del posto ma tuttavia non hanno espresso alcun disappunto al cameriere, il quale, avvertendo una brutta aria, si è prodigato offrendo loro amaro e biscottini. Eppure si percepiva una certa insoddisfazione da parte dei due uomini che infine, prima di andar via, hanno tentato di coinvolgere le due donne del tavolo vicino in una discussione improntata sull'evidente peggioramento della qualità del ristorante negli ultimi tempi ("ci si sente presi in giro"… "questo ristorante non è più quello di una volta"… "è una vergogna"…). La ricerca di complicità non trovava però terreno fertile visto che all'altro tavolo avevano apprezzato molto. Infine uno dei due, accortosi di una macchia sulla camicia, ha tentato prima, con un certo imbarazzo, di chiedere alle donne se fossero a conoscenza di un qualche rimedio miracoloso e immediato per eliminare il problema, per poi concludere che la camicia andava buttata e che sarebbe stato costretto a fare un salto al centro commerciale per comprarne urgentemente una nuova. La scena mi ha suggerito alcune riflessioni, non certo intorno alle differenze di punti di vista e di gusti: non è escluso che gli uomini, potendo magari contare su palati raffinati, abbiano effettivamente rilevato una certa grossolanità della cucina del posto, sfuggita ai gusti meno esigenti delle donne (è naturale che qualcuno possa trovare gradevole ciò che a un altro non piace). Piuttosto può essere interessante soffermarsi sulla incongruenza tra l'effettivo stato d'animo dei due uomini (contrariato) e l'apparente indifferenza mostrata (salvo poi cercare complicità presso il tavolo accanto). Immagino che si tratti di un atteggiamento che richiede un gran dispendio di energie rispetto a quello delle due donne, decisamente più dirette. Gustando il cibo con la consapevolezza di ciò che stavano provando, le amiche mettevano in scena semplicemente loro stesse: la percezione piacevole corrispondeva senza condizionamenti alla loro comunicazione relazionale. Al contrario i due colleghi, pur essendo in qualche modo delusi, addirittura "offesi", hanno preferito non esprimere le loro lamentele direttamente al cameriere o a chi di dovere, desiderando invece approvazione presso il tavolo vicino, quasi a cercare, chissà come, una figura "genitoriale" in grado di contenere il loro bisogno e fornire approvazione. Peccato che, forse per una scarsa capacità di "ascolto" dei segnali di tutt'altra natura provenienti dalle vicine, non si fossero accorti che lì non avrebbero trovato la complicità sperata. Da ciò deriva un po' di imbarazzo, il senso di frustrazione e la repentina uscita di scena alla ricerca della camicia nuova per sostituire quella macchiata. E' comune a tanti questa difficoltà di essere davvero se stessi. Si potrebbe riconoscere in questa tendenza un collegamento con l'antico bisogno di nascondere quei tratti che la mamma non vorrebbe scorgere mai nei propri figli. E così il ragazzino non vuole farsi vedere piangere se cade e si fa male e l'adolescente dissimula le sue prime pene d'amore. Nel corso dei decenni la donna è riuscita a diventare più diretta e a scrollarsi di dosso quelle sovrastrutture che in passato le rendevano più difficile esprimere le proprie emozioni. Anche le nostre nonne potevano non essere d'accordo su alcune regole imposte dal padre o pensare male del proprio marito, ma certo non doveva essere facile esprimere il proprio punto di vista in una società spiccatamente "maschile". Questo vale naturalmente anche per quanto riguarda la sfera della seduzione e della sessualità, nella quale la donna ha conquistato spazi di libertà di espressione un tempo inimmaginabili. Oggi non è più tabù che sia la donna a manifestare, anche in modo esplicito, l'interesse per un uomo, adottando magari un codice tutto suo per farglielo capire. Nell'intimità la donna si sente più libera di fare richieste sessuali, di raccontare le proprie fantasie. Una donna intraprendente può (si auspica) coinvolgere e stimolare l'uomo, ma anche intimorirlo, relegandolo al ruolo di preda, per lui culturalmente meno abituale. Ed ecco che, nello studio dello psicanalista, è tutto un fiorire di fantasie maschili legate all'essere divorati, sbranati da questa donna leonessa dalla quale fuggire, con i conseguenti disagi nella sfera sessuale (difficoltà di erezione, eiaculazione precoce, etc.). Le favole tradizionali raccontano di ragazze sfortunate salvate da principi azzurri (Cenerentola, Biancaneve, etc.), i romanzi sono pieni di donne bellissime, candide, pure, incapaci di arrabbiarsi o di contrastare il volere del padre, in definitiva tremendamente passive. Ma il cambiamento culturale è testimoniato anche dalle nuove favole; è di questi giorni la proiezione nei cinema del film/cartone animato "Ribelle", la storia di una ragazzina di nome Merida, una bravissima arciera determinata a farsi strada nella vita, atipico personaggio femminile, coraggioso e ricco di risorse personali, pronta a combattere contro tutti e tutto per cambiare il proprio destino. La piccola Merida sembra inviare un messaggio molto forte alle bimbe di oggi: si può decidere della propria vita! Di fronte a questa conquistata libertà femminile di esprimere la propria aggressività , l'uomo può talvolta reagire con un certo disorientamento che, nei casi peggiori, può sfociare in atteggiamenti cinici o addirittura violenti. Come si è osservato nella scena del ristorante è frequente che l'uomo, in un momento di disagio o fastidio, cerchi appoggio e protezione in una figura femminile. Coccolare il proprio compagno in difficoltà è in effetti un'esperienza intensa e tenera, l'importante è che non diventi uno schema rigido nella dinamica della coppia. In una relazione è fondamentale che i ruoli siano fluidi, interscambiabili: di volta in volta toccherà all'uno o all'altra dare o ricevere protezione e cure. Anche se la donna ha conquistato maggiore autonomia e si muove nel mondo facendosi rispettare e portando avanti le proprie idee, conserva ancora dentro di sé il bisogno profondo di essere protetta, particolarmente legato, è evidente, all'esperienza della maternità: l'uomo accoglie e protegge la donna la quale, a sua volta, accoglie e accudisce i figli. Tutto il meccanismo che un tempo regolamentava il sistema relazionale uomo/donna (la rigidità dei ruoli, le regole del matrimonio, l'educazione dei figli etc) ha attraversato un periodo di profonda trasformazione, nella ricerca di qualcosa di diverso in grado di garantire armonia tra i due sessi. L'elemento chiave potrebbe essere la maggiore conoscenza di sé e dell'altro. E' sempre difficile conoscersi, capire quello che si cerca dalla propria vita e dall'altro. Nelle relazioni ciò che conta è essere accettati per quello che si è, piuttosto che giudicati se a volte il proprio bisogno non soddisfa criteri standardizzati e condivisi. Proprio per evitare il giudizio altrui, a volte ci si difende, si assumono atteggiamenti, si recitano delle parti che dovrebbero indurre gli altri a pensare bene di noi. Ognuno ha le sue idee, i suoi bisogni cuciti su misura per sé, tutti elementi che vanno cercati, letti profondamente e soprattutto fatti leggere all'altro. |
Dott.ssa Mariacandida Mazzilli |