Psicologia
Donna

“IL QUDERNO DELL'AMORE PERDUTO” UN ROMANZO DI VALERIE PERRINI  


La protagonista della storia è una giovane donna di poco più di vent'anni, il suo nome è Justine. Da piccola perde entrambi i genitori in un incidente stradale. Vive a Milly, un piccolo paesino della Francia con i nonni e lavora in una casa di riposo dove dedica tutta se stessa alla cura degli ospiti della struttura. Tra questi c'è Helene la quale custodisce dentro di sé il ricordo della sua storia d'amore che viene interrotta violentemente durante la seconda guerra mondiale e ripresa tempo dopo. Justine si appassiona ai racconti di Helene e a poco a poco diventa la custode unica dei ricordi di quell'amore tormentato, sincero e speciale. Compra un quaderno azzurro e scrive tutti quei ricordi che il tempo non è riuscito a sbiadire, annota con cura ogni parola di Helene. Il passato dell'anziana donna ricco di amore, di speranza, di passione, si mescola con il presente della giovane ragazza caratterizzato da freni emotivi e dalla difficoltà a lasciarsi andare ai sentimenti. Lo scambio emotivo tra le due donne si fa sempre più intenso durante il proseguire del racconto e segnerà profondamente Justine la quale imparerà a guardare la sua vita con una prospettiva diversa. Justine dice: “Quel giorno, mi sono resa conto che è sufficiente toccarli, gli anziani, è sufficiente prendere loro la mano perchè inizino a raccontare. Come quando si scava un buco nella sabbia, in riva al mare, e l'acqua risale in superficie”. Comprendo profondamente l'amore che prova Justine per gli anziani, lo conosco. Fin da piccola mi piaceva moltissimo ascoltare i racconti delle persone più anziane della mia famiglia: i racconti della guerra in Russia di mio nonno Francesco, i suoi geloni ai piedi, la morte del suo amico e i racconti di nonno Luigi, il suo vissuto di solitudine durante la guerra in Africa, l'uccisione del fratello di mia nonna avvenuto davanti a lei quando aveva poco più di sedici anni. Ricordo ancora i suoi incubi di notte quando dormivamo insieme nel periodo delle feste di Natale, gridava, riviveva in sogno quella scena crudele e indimenticabile. Le mie prozie, le sorelle di nonno, diciamo un pò spronate dalla mia insistenza, mi raccontavano di quelle notti chiuse in casa mentre bombardavano il paese. Tutte le volte che provavo ad immaginare tutte quelle scene, rimanevo affascinata dalla forza e dal coraggio di quelle persone più grandi di me che, non so come, erano riuscite ad affrontare situazioni così drammatiche e dolorose. I nonni, gli anziani in generale sono la storia, la nostra storia. Quando si va a casa dei nonni per esempio, si entra nella casa della storia antica del genitore, quel profumo del pane caldo che faceva la nonna e che mangiava la mamma...così da bambini si è costretti in qualche modo a guardare indietro, ad immaginare come erano mamma e papà da piccoli, come vivevano, cosa pensavano. I bambini in questo modo si abituano a guardarsi dentro e a capire che c'è stato un passato, un prima e un dopo. La società di oggi dà maggiore valore a ciò che si fa piuttosto che a ciò che si è. Siamo poco tolleranti verso la debolezza, la fragilità, siamo poco tolleranti verso gli anziani appunto. I vecchietti non sono più efficienti ma, proprio per questo, possono insegnarci a dare valore a tutto ciò che non sia superficiale. L'esperienza, i ricordi, la memoria di quello che c'è stato prima di noi sono tutti ingredienti che formano l'impasto delle nostre identità. I ricordi del passato favoriscono in noi spirito critico e la capacità pensare con la nostra testa. In questo romanzo si respira tanta aria di tenerezza. A me è piaciuto molto e spero possa piacere anche a voi. Allora Buona lettura!



  Dott.ssa Mariacandida Mazzilli








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